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PREFAZIONI

Maria Luigia Stancari
Marco Armellini
Claudio Sarti

INTRODUZIONE
Giulia Benelli

1. MAPPA DEI SERVIZI PRESENTI SUL TERRITORIO DEL COMUNE E DELLA PROVINCIA DI PRATO

1.1 AGEVOLAZIONI FISCALI


1.2 LAVORO E FORMAZIONE PROFESSIONALE
- Agevolazioni lavorative per genitori, familiari e disabili lavoratori
- Collocamento mirato
- Inserimento socio-terapeutico

1.3 AUSILI E TECNOLOGIE
- Servizio di prestito e prescrizione di ausili e protesi
- Agevolazioni fiscali su ausili, protesi e tecnologie
- Laboratorio Zonale Ausili

1.4 BARRIERE ARCHITETTONICHE E MOBILITÀ URBANA
- Contributo per l'abbattimento delle barriere architettoniche
- Contributo Cooperativo
- Agevolazioni fiscali sull'abbattimento delle barriere architettoniche
- Progettazione accessibile
- Mobilità urbana

1.5 INFORMAZIONI
- Sportelli Informahandicap
- Centri Documentazione Handicap

1.6 CERTIFICATO D'INVALIDITÀ E PROVVIDENZE ECONOMICHE
A CUI DÀ DIRITTO

- Modalità per ottenere il certificato di invalidità
- Provvidenze economiche

1.7 CERTIFICATO DI HANDICAP E AGEVOLAZIONI A CUI DÀ DIRITTO
- Modalità per ottenere il certificato di handicap

1.8 SERVIZI SANITARI E SOCIO-ASSISTENZIALI
- Prestazioni di assistenza diretta alla persona
- Servizi di assistenza domestica
Interventi socio-assistenziali
- Servizio Minori
- Società della Salute dell'area pratese

1.9 SCUOLA E INTEGRAZIONE SCOLASTICA
- Individuazione delle esigenze dell'alunno con handicap
- Trasporto scolastico
- Centro Servizi Amministrativi (CSA)
- Centro Territoriale Handicap (CTH)

1.10 SPORT
- Servizi sportivi pubblici
- Associazioni sportive che si occupano di handicap

1.11 CULTURA, TURISMO, TEMPO LIBERO
- Cultura e spettacolo
- Turismo
- Tempo libero

1.12 VACANZE
- Contributi per i soggiorni estivi
- Riduzione quote di partecipazione per vacanze estive per ragazzi
- Estate ragazzi

1.13 TRASPORTI
- Agevolazioni fiscali sui veicoli destinati al trasporto e alla mobilità dellepersone disabili
- Patente speciale
- Contrassegno per soggetti invalidi
- Parcheggio riservato alle persone disabili
- Occupazione impropria di parcheggi riservati ai disabili
- Muoversi in Taxi
- Muoversi in autobus
- Viaggiare in treno
- Viaggiare in aereo


2. DATI SULLA DISABILITÀ PRATESE
2.1 IL PROBLEMA DELLA REPERIBILITÀ DEI DATI
2.2 INSERIMENTI SCOLASTICI
2.3 INSERIMENTI RESIDENZIALI E DOMICILIARIETÀ
2.4 INSERIMENTI SOCIO-TERAPEUTICI
2.5 COLLOCAMENTO MIRATO


3. LEGISLAZIONE REGIONALE SULL'HANDICAP
3.1 LEGGI DELLA REGIONE TOSCANA SULL'HANDICAP


4. I BISOGNI INFORMATIVI DEI DISABILIPRATESI
4.1 L'OPINIONE DEL PUBBLICO E DEL PRIVATO SOCIALE
4.2 QUADRO RIASSUNTIVO DEI BISOGNI INFORMATIVI DEI DISABILI PRATESI
4.3 DA QUARANT'ANNI CON I DISABILI. INTERVISTA A GIUSEPPINA BRODI



POSTFAZIONE
UMBERTO MANNUCCI

APPENDICE 1
MAPPA DEL PRIVATO SOCIALE PRESENTE SUL TERRITORIO DI PRATO
E PROVINCIA


APPENDICE 2
MAPPA DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE PRESENTE SUL TERRITORIO
DI PRATO E PROVINCIA



   


4. I BISOGNI INFORMATIVI DEI DISABILI PRATESI


4.1 L'OPINIONE DEL PUBBLICO E DEL PRIVATO SOCIALE
Come emerge dalle opinioni di esponenti del pubblico e del privato sociale che si occupano di disabilità, Prato si presenta come una realtà ricca di associazioni, cooperative e iniziative originali. Una città piena di idee, le cui dimensioni relativamente ridotte permettono tuttavia ai disabili e ai familiari di relazionarsi con le associazioni in modo diretto e umano, instaurando così rapporti di fiducia e reciproca conoscenza difficilmente realizzabili in ambienti eccessivamente burocratizzati. La ricchezza del patrimonio associativo pratese pone tuttavia i disabili e le loro famiglie dinnanzi ad alcune difficoltà, prima fra tutte la necessità di "orientarsi" di fronte a questa varietà, di comprendere, ad esempio, quali siano le associazioni più adatte a soddisfare le proprie esigenze, o a chi ci si possa rivolgere per ottenere determinati servizi o informazioni. Quello che manca, insomma, come segnalano numerose associazioni ed esponenti dei pubblici servizi sociali, è un punto di riferimento unitario, a cui i disabili, i loro familiari, ma anche gli operatori, si possano rivolgere per chiedere informazioni generali e per ricevere, eventualmente, un primo orientamento verso i servizi pubblici e privati. "Spesso una persona che lavora otto ore al giorno e ha anche un bambino disabile da accudire non ha il tempo di andare per ore su internet a reperire informazioni o di fare decine di telefonate! E' quindi necessario che le informazioni siano più fruibili e si possano trovare in un unico punto."- spiega Monica Pozzi, Vicepresidente di Progetto Futuro, una giovane associazione composta da genitori di bambini disabili. "Il problema della realtà pratese non è quello di una vera e propria carenza informativa - aggiunge Lavinia Rosseti della Fondazione Opera Santa Rita - Nel complesso a Prato c'è infatti una ottima dose di informazioni e una buona rete di servizi. Il fatto è che troppo spesso le informazioni non sono immediatamente fruibili, bisogna reperirle e, soprattutto, sapere dove cercarle. Quindi, da questo punto di vista, poterle raccogliere sotto un unico punto di riferimento sarebbe di fondamentale importanza." "Non è che i servizi sociali non funzionino bene - aggiunge Rachele La Penna di Anffas - il problema è che spesso i disabili e i loro familiari necessitano di un punto di riferimento informativo unitario, che preceda in qualche modo l'accesso ai servizi!" Al bisogno di creare un punto di riferimento informativo unitario, si aggiunge poi la necessità di mettere in rete le tante associazioni, di fare in modo che si conoscano meglio a vicenda, per poter eventualmente orientare l'utenza in modo più efficace. Secondo il parere della Presidente della cooperativa sociale Alice, Lory Dragoni "Una delle maggiori priorità è proprio la necessità che le associazioni si conoscano meglio tra loro e che l'utenza conosca meglio quello che fanno le associazioni. La nostra cooperativa, ad esempio, ha da tempo fondato un Centro Ausili Tecnologici molto avanzato, che, pur essendo stato messo a disposizione di tutte le associazioni che ne facciano richiesta, è tuttora sfruttato pochissimo. Penso che questo dipenda proprio da una scarsità di informazioni su questo servizio e da una sorta di carenza comunicativa fra le tante realtà associative presenti sul territorio pratese."

Le principali problematiche in cui incorrono i disabili, le loro famiglie, ma anche le stesse realtà del privato sociale, non sembrano essere quindi generate da una insufficienza dei servizi o da carenze informative specifiche, ma piuttosto dalla necessità di creare un servizio informativo unitario, capace di offrire orientamento e informazioni sulla ricca realtà territoriale. Ciononostante, secondo il parere degli esponenti del pubblico e privato sociale, vi sono alcuni ambiti in cui emerge un maggiore bisogno informativo da parte dei disabili e dei loro familiari. Un ambito in cui viene rilevata, in particolare dagli esponenti del privato sociale, una forte carenza informativa è certamente quello del tempo libero. Molte associazioni dichiarano infatti che su questo argomento troppo spesso le famiglie "non sanno a chi rivolgersi o presso chi informarsi". Conseguenza immediata di tale problematica è proprio che molto spesso i familiari, durante le vacanze estive, i week-end e, più in generale, i momenti liberi della giornata e della serata, tendano a farsi carico totalmente dei propri parenti disabili. "Una delle carenze informative più eclatanti è certamente quella relativa alle attività da svolgere nel tempo libero - sostiene Lavinia Rosseti - Troppo spesso accade che quando il disabile esce dalla scuola, o dal centro diurno, si trovi ad essere completamente a carico della famiglia. Informare maggiormente su queste attività sarebbe quindi un'azione fondamentale proprio per sostenere in modo attivo le famiglie." Un altro rilevante bisogno informativo dei disabili pratesi sembra essere certamente quello relativo alle agevolazioni fiscali. Secondo l'opinione del privato sociale, infatti, molti disabili spesso non sanno di averne diritto oppure in quali casi sia possibile farne richiesta. "Il problema delle agevolazioni fiscali - spiega la dottoressa Parigi del Consorzio Astir - è proprio che molte persone non ne conoscono l'esistenza oppure ne hanno semplicemente sentito parlare, ma non sanno a chi rivolgersi per chiedere maggiori spiegazioni. Inoltre si tratta di un argomento non sempre troppo chiaro, almeno per chi non è del settore." Anche per quanto riguarda l'ottenimento del certificato di handicap (la cosiddetta 104) si riscontra un problema analogo: infatti molte persone non sono a conoscenza di questa certificazione e delle tante agevolazioni che può offrire. "Sulla certificazione di handicap c'è molto bisogno di informare - afferma Lory Dragoni - molte persone, infatti, non sanno nemmeno cos'è, che opportunità offre e come fare per ottenerla... Queste problematiche riguardano soprattutto gli handicap acquisiti, perché la famiglia si trova travolta da questa situazione e spesso non è nella condizione psicologica adatta a reperire informazioni." "La gente mi chiede un po' di tutto - aggiunge Lara Giacopelli di ANMIC - Sicuramente, però uno degli argomenti su cui mi chiedono maggiori spiegazioni è la certificazione 104. Molti infatti non conoscono né le modalità per ottenerla, né le agevolazioni a cui dà diritto, oppure tendono a confonderla con il certificato d'invalidità."

Sia gli esponenti del pubblico, che quelli del privato sociale segnalano inoltre la forte necessità di informare maggiormente l'utenza sulle modalità d'accesso ai servizi socioassistenziali, come ad esempio i servizi di assistenza domiciliare, o di aiuto personale. Molte persone infatti non sanno che per ottenere questo genere di prestazioni è necessario rivolgersi ai servizi sociali del proprio distretto di residenza oppure non conoscono le pratiche per accedere a tali servizi e per essere presi in carico dagli assistenti sociali. Un'ulteriore problematica, sempre riguardante l'accesso del disabile ai servizi, secondo il parere di Fiammetta Zaniboni (Servizi Sociali - Comune di Prato) riguarda la necessità di fornire una corretta informazione sui cambiamenti che avvengono dopo il compimento del 65° anno di età: "Quando il disabile compie 65 anni - spiega - cessa di essere seguito dagli assistenti sociali del servizio Handicap Adulto e passa sotto l'assistenza del Servizio Anziani. Ovviamente, in questo caso, si pone la necessità di informare adeguatamente il disabile su questo "passaggio" e sui cambiamenti che esso implica dal punto di vista della fruizione dei servizi." Infine, l'ultimo settore in cui sembrano emergere alcune carenze informative, è quello relativo ai contributi per vacanze, per l'abbattimento delle barriere architettoniche e per l'alloggio (quest'ultimo contributo viene assegnato per reddito e spetta anche alle famiglie in cui non sono presenti disabili). In questo caso, come ci segnala Mariella Pala dell'URP del Comune di Prato, "L'utenza è spesso correttamente informata sull'esistenza dei contributi e sulle modalità per ottenerli, ma frequentemente necessita un'adeguata assistenza nella compilazione degli appositi bandi."

In ogni caso, al di là degli specifici bisogni informativi affiorati, quello che emerge in linea di massima, sia dagli esponenti del pubblico che da quelli del privato sociale, è la necessità di rendere le tante informazioni riguardanti la disabilità più accessibili e fruibili, così da mettere a conoscenza i disabili e le loro famiglie dei propri diritti, offrendo in tal modo un'attiva azione di sostegno. "Le persone disabili e loro famiglie hanno bisogno di essere accompagnate, rassicurate, ascoltate, ma soprattutto hanno un grande bisogno di sostegno - spiega Maria Ceccarelli (USL4 di Prato) - un'adeguata azione di sostegno non prevede solamente l'accompagnamento psicologico e fisico della persona, ma passa anche attraverso una adeguata diffusione informativa. In questo senso un servizio che possa offrire alle famiglie le informazioni di cui hanno bisogno può rivelarsi di fondamentale importanza per 'alleggerirle' ed aiutarle."




4.2 QUADRO RIASSUNTIVO DEI BISOGNI INFORMATIVI DEI DISABILI PRATESI
Riepilogando, gli ambiti in cui gli esponenti del pubblico e del privato sociale da noi
intervistati, ritengono vi sia un maggiore bisogno informativo sono i seguenti:
• tempo libero
• certificazione 104 (modalità per ottenerla; agevolazioni a cui dà diritto)
• agevolazioni fiscali
• accesso ai servizi sociali
• contributi per le vacanze, l'alloggio e l'abbattimento delle barriere architettoniche
• realtà associativa pratese (conoscenza delle attività svolte dalle associazioni e dalle
cooperative sociali presenti sul territorio).



4.3 DA QUARANT'ANNI CON I DISABILI. INTERVISTA A GIUSEPPINA BRODI
Giuseppina Brodi, ex-responsabile del Progetto Handicap della USL4 di Prato, ha lavorato per ben quarant'anni nel campo della disabilità. Nonostante dal 2006 sia andata in pensione, per molti esponenti dell'associazionismo e del pubblico sociale è ancor oggi un'importante figura di riferimento. La sua lunga e articolata esperienza, rappresenta la "memoria storica" dell'evoluzione che in questi anni, ha coinvolto il mondo dell'handicap, a livello sia locale che nazionale. In questa intervista Giuseppina racconta proprio di quest'evoluzione e fornisce il suo interessante e ricco punto di vista sull'attuale situazione e diritti delle persone disabili.

Com'è cambiata in questi anni la situazione dei disabili?
E' cambiata tantissimo. Io ho cominciato a conoscere il mondo dei disabili nel 1964,
frequentavo il corso di studi per Assistente Sociale a Perugia, ed ebbi la fortuna di svolgere un tirocinio molto impegnativo, con una equipe di ottimi professionisti che si occupavano dell'inserimento scolastico di bambini con problemi comportamentali, di apprendimento e motori nelle scuole elementari. Secondo la gravità diagnosticata i soggetti venivano inseriti in classi differenziali, i più leggeri, o in classi speciali, i bambini con disabilità più severe. Da allora ad oggi è stata fatta molta strada, anche se tanta ne rimane ancora da fare. In questi anni ho visto un'evoluzione meravigliosa! Il processo di "normalizzazione" ha progredito per tappe successive passando dal superamento delle perplessità e delle paure che portavano verso la segregazione disabile, per giungere sino a una visione completamente diversa, fondata sulla valorizzazione delle abilità potenziali della persona.

E la realtà pratese, com'è cambiata?
Quando ho cominciato ad occuparmi a tempo pieno dell'handicap, alla fine anni Ottanta, le risorse pratesi erano poche. Ad occuparsi dei disabili c'era solamente l'Anffas, la CUI (Cooperativa Unitaria Invalidi) e pochi altri. Ma proprio in quel periodo la situazione è cominciata a cambiare: ben 14 anni prima che uscisse la legge nazionale sull'inserimento lavorativo delle persone disabili (la legge 68 del 1999), la Regione Toscana ha varato la legge 73/85, che ha rappresentato un passo fondamentale nella coniugazione di handicap e lavoro. Successivamente, intorno all'87-88, la ASL, in collaborazione con alcune cooperative, ha organizzato dei percorsi di preformazione, rivolti ai disabili che, dopo la scuola dell'obbligo, non erano ancora pronti per affrontare dei veri e propri percorsi di formazione.
Dagli anni Novanta ad oggi, inoltre, sono state aperte tantissime strutture: centri di
riabilitazione, centri occupazionali e di socializzazione, case famiglia e strutture residenziali.
Infine, sempre in questo periodo ha preso il via un importante e innovativo servizio: il progetto ASL per l'inserimento socio-terapeutico.

Prima che aprissero tutti questi centri o che uscisse la legge sull'inserimento lavorativo, cosa facevano i disabili che terminavano la scuola dell'obbligo?
Stavano a casa. L'accesso alle scuole superiori era ancora limitato ai casi meno gravi e i centri diurni erano veramente pochi. Infatti negli anni Novanta il nostro principale impegno fu proprio quello di vincere queste problematiche e far sì che i disabili si richiudessero sempre meno all'interno del nucleo familiare.

E al giorno d'oggi? Come si è evoluta la situazione lavorativa?
Oggi la situazione è molto migliorata. Come ho detto i centri di socializzazione sono molti ed esiste anche una legge nazionale che regola l'inserimento lavorativo. Il problema è che al giorno d'oggi trovare lavoro è difficile un po' per tutti; la precarizzazione influisce infatti moltissimo sulla possibilità di collocare sia i disabili che i "normodotati".
In ogni caso, tutto sommato, i risultati sul piano dell'inserimento lavorativo sono più che soddisfacenti, mentre invece ci sono alcuni ambiti in cui resta molto da fare...

Quali sono?
Sicuramente il settore del tempo libero. Infatti finché i ragazzi disabili sono molto giovani riescono a venire inseriti in qualche gruppetto, come ad esempio i gruppi parrocchiali o gli scout, ma quando cominciano a crescere inserirli diventa sempre più difficile, perché magari i vecchi amici si fidanzano o trovano altri nuovi interessi. Questo è un problema abbastanza consistente, perché anche se il disabile trova lavoro, in ogni caso a una certa ora esce dall'ufficio, poi ci sono i week-end, le vacanze... Credo che questa questione sia tuttora irrisolta, proprio perché di difficile soluzione; infatti, anche se si creasse un maggior numero di gruppi ricreativi appositi, si rischierebbe però di cadere in una sorta di "ghettizzazione". Personalmente non ritengo infatti giusto che i disabili vengano indotti unicamente a socializzare tra loro!

Quali sono invece gli ambiti in cui ritiene ci sia stata negli anni una maggiore evoluzione?
Sicuramente un campo in cui ci sono stati enormi progressi è quello degli ausili. Grazie alle tecnologie informatiche molti disabili hanno acquistato una forte autonomia lavorativa e personale. Credo che su queste tecnologie, anche se spesso sono costose, varrebbe la pena che lo Stato e gli enti locali investissero di più. Infatti non esiste niente di più importante per un disabile che sentirsi autonomo e indipendente.

Sul piano dell'inserimento scolastico dicevi invece che ci sono stati, negli anni, grandi progressi, cosa rimane ancora da fare? Cosa dovrebbe fare oggi la scuola per garantire una piena integrazione?
La chiusura delle classi speciali ha portato certamente a un maggiore possibilità di
socializzazione dei disabili all'interno della classe. Il problema è che i bambini che hanno difficoltà cognitive, sensoriali o deficit fisici che non li rendono autonomi nel leggere e nello scrivere, dovrebbero essere seguiti in classe in modo costante, altrimenti si rischia che questa situazione d'integrazione, che sarebbe in sé positiva, dia esiti negativi. Infatti se questi ragazzi non sono adeguatamente seguiti rischiano di non integrarsi sul piano scolastico, anche se sono "formalmente" integrati nella classe.




   
     
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